La capacità italiana di saper trarre il meglio dalle disponibilità territoriali ci rende da sempre famosi in tutto il mondo, e uno dei frutti di questa nostra abilità è diventato dal 2015 uno stile brassicolo ufficiale codificato dall’organismo internazionale BJCP: si tratta delle IGA (Italian Grape Ale) ovvero birre prodotte con l’aggiunta di uva, sia tal quale sia sotto forma di mosto o mosto cotto durante le fasi di bollitura, fermentazione o maturazione.
Anche noi di Birragaia abbiamo affrontato questo interessante sentiero, e senza troppi indugi alla nostra seconda vendemmia abbiamo saputo orientarci andando dritti verso ben tre primi premi vinti in ordine al Barcellona Beer Challenge, al Birra dell’anno Unionbirrai e al Eupean Beer Star.
Vineyard nasce dall’incontro tra il fior di mosto (ovvero la prima spremitura, più dolce e ricca di profumi) di uve Barbera astigiane provenienti dall’azienda “Il Capretto”, [[selezionata tra molte dal nostro Mastro birraio nel corso di numerose visite in terra piemontese]], e una base di birra chiara di frumento con malti Pils italiani, lasciando ai luppoli un ruolo di contorno. Il mosto d’uva impiegato, circa un terzo del prodotto finito, viene stabilizzato così da mantenere il più possibile inalterati i suoi delicati profumi e aggiunto al mosto di cereali quando questo avrà terminato la propria bollitura. Vengono quindi inoculati due ceppi di lievito ad alta fermentazione: uno capace di generare esteri fruttati e l’altro più pulito per accompagnare ed esaltare, senza coprire, l’ingrediente principe di questa produzione
In seguito alla fermentazione primaria, si effettua una accurata lagherizzazione mantenendo la birra nel fermentatore ad una temperatura vicina a 0⁰C permettendo così la decantazione dei lieviti e la pulizia sia visiva che organolettica della birra. A questo punto Vineyard può già dirsi pronta e una porzione viene quindi infustata, mentre il confezionato in bottiglie da 75 cl viene inviato in Franciacorta per essere trattato secondo il Metodo Classico, spumantizzando così la nostra IGA. Per prima cosa rifermentiamo in bottiglia con un ceppo di lievito belga molto attenuante (capace di fermentare praticamente tutto lo zucchero residuo) e in grado di produrre complesse note speziate, per poi spedirle in Franciacorta dove si effettua il remuage, ossia vengono mantenute inclinate con il collo più in basso del fondo senza capovolgerle del tutto e girate con attenzione poco alla volta per favorire la deposizione del lievito nel collo della bottiglia: qui al momento della tappatura con tappo a corona abbiamo inserito il bidul, una capsulina che facilita la raccolta e l’eliminazione delle fecce. Si procede quindi con il dégorgement, congelando i residui nel collo, stappando permettendone l’eliminazione e ritappando senza alcuna aggiunta zuccherina, secondo il metodo pas dose.
Abbiamo adesso una birra molto morbida, dalle note vinose, di frutta rossa e gialla ben bilanciate dalla componente maltata, resa beverina dalla gasatura molto vivace.